Per comprendere e comunicare con chiarezza sarebbe
necessario un uso proprio del linguaggio, che essendo un
“insieme di convenzioni
(fonetiche e morfologiche, rispetto alla forma, sintattiche e lessicali,
rispetto al significato)
necessarie per la comunicazione orale e l'espressione scritta …”
purtroppo viene influenzato dalla
“(convenzione)
scelta comunemente accettata di particolari criterî,
con riguardo ai vantaggi pratici che ne derivano, spec. nei rapporti
reciproci (per es. l'adozione da parte di più paesi di una identica unità
di misura ..” e “.. passivamente
seguita dalla maggioranza (le c. sociali)” che ne modifica il senso
nel tempo, in base all’atmosfera che spira.
Così molti vocaboli
oggi emarginano la verità intrinseca che la parola aveva in origine
facendola diventare altro in base alla morale corrente, applicando di
conseguenza modalità improprie, che producono collegamenti quanto meno
imprecisi. Ecco che naturale viene assimilato a normale, sebbene spesso
siano in contrapposizione in realtà, poiché le convenzioni sociali possono
etichettare come anormale un comportamento naturale sulla base della
morale
(dal lat. mos moris = costume)
corrente.
Perdendo la loro
integrità le parole arrivano a volte ad assumere più significati, in base
al contesto o meno, che possono addirittura essere contradditori. Si
creano quindi una serie di fraintendimenti, aggravati dal fatto che spesso
si tende a dare per scontato ciò che si sottintende (per esempio il senso
che si applica alla parola usata), che impediscono di riconoscere o
distinguere il vero significato di ciò che viene detto.
Questo è il motivo
fondamentale, oltre al fascino della ricostruzione quasi archeologica, per
cui viene qua e là viene citata l’etimologia di alcuni termini. Nel
tentativo di risalire all’origine e, dunque, alla “verità” della parola
oltre la corrente definizione
(dal lat. definire limitare/finire
completamente/de-)
per meglio
intenderci.
Confortata
da quanto il dizionario Le Monnier riporta alla voce etimologia
“L'individuazione o la ricostruzione degli etimi, sostanzialmente
stimolata da processi associativi spontanei, sia che venga poi
perseguita con rigore scientifico, sia che, al contrario, si appoggi su
arbitrarie giustapposizioni di forme o di significati, …”
qualche volta
lascerò scorrere mano e mente in associazioni im-probabili.
Che poi nel medesimo
testo si riscontri che “l'e. è una scienza aleatoria”, cioè incerta
e rischiosa come l’ alea, gioco di dadi (il termine latino da cui
deriva) … poco importa (come non fosse il linguaggio odierno altrettanto).
A me piace giocare ..
La Verità .. mm ..
La verità è un gioco
di precisione.
Le parole, se ben
usate, posso aprire finestre sulla verità. Naturalmente bisogna ripulirle
ovvero cercare di vederne il fondo.
La chiarezza è una
cipolla! a volte sbucciarla fa piangere, ma il pianto pulisce gli occhi,
apre le vie respiratorie .. poi mangiarla fa bene a un sacco di cose
Certo che l'analogia
è una chiave molto interessante.
“Perché mai, Pannychis, la gente dice sempre verità approssimative, come
se la verità non risiedesse soprattutto nei singoli dettagli? Forse perché
gli uomini stessi sono soltanto qualcosa di approssimativo. Maledetta
imprecisione.”
(da
La morte della Pizia, Friedrich Durrenmatt)
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