Confidenze troppo intime di
Patrice Lecomte
(per chi non l'avesse visto : questo commento può contenere elementi chiave e il finale del film)
<”Lui mi ascolta, mi
ascolta e mi capisce.”
“Ma anch’io!”
“No Richard è da un pezzo
che non mi ascolti più.”
“Per forza, non mi dici
mai niente.”
“Evidentemente non abbiamo
più niente da dirci.”
“Questo non ci impedisce
di essere una coppia.”
“Una coppia .. ah ah”>
Il telefilm, che la
portiera sta guardando, introduce al tema principale del film: la
comunicazione come collante essenziale del rapporto, che non è fatta solo di
parole ma anche di sensazioni, sguardi, gesti e .. confidenza.
Confidenza che deve
essere reciproca, altrimenti diventa troppo intima.
Per questo nonostante
“Non sono mai stata bene così con nessuno. Potevamo dirci tutto,
liberamente, senza inganni senza bugie. Non credevo fosse possibile.”
Anna parte. Perché “la porta chiusa in fondo” all’animo di William è
rimasta chiusa.
Ma, forse, c’è anche un
altro motivo: tra una storia e l’altra è necessaria l’elaborazione del lutto
(a cui l’ex moglie di William, Jeanne, accenna).
Comunicazione come
incontro fra anime. Non certo la conversazione reattiva, inquisitoria e
sarcastica dietro a cui resta impigliato ciò che non si riesce a dire (come
le parole e gli sguardi di Jeanne spesso confermano).
Dunque le parole non
bastano. C’è di più. Quel di più indefinibile che portano i piedi (in
primo piano all’inizio del film :
la potenza dell’anima)
di Anna verso la direzione giusta (la porta di William), nonostante
le indicazioni precise della custode, che non sono realmente andate perse (Anna
uscendo dall’ascensore guarda verso sinistra come le è stato detto).
Come se l’inconscio della donna intuisse che lo psicanalista, troppo
cerebrale, che ha giusto il “fisico del ruolo”, in realtà, non le
serve.
Anna ha bisogno di
parlare, di essere ascoltata, accolta e, indubbiamente, William è un buon
ascoltatore e ha imparato a trattare, per lavoro, lo stesso tipo di cose che
tratta uno psichiatra (come questo gli dice) : quello che si dichiara e
quello che si nasconde.
Ma sente anche il bisogno
di ascoltare, osservare, comprendere. E’, infatti, attenta all’altro e sa
cogliere il non verbale (i giocattoli, le porte chiuse, .. la paura
altrui che riesce a "curare" – il paziente claustrofobico dello psichiatra)
Apparentemente i due
sembrano non c’entrare per niente.
Anna è irrequieta,
imprevedibile, vaga. William accurato e controllato ad ogni livello.
Eppure qualcosa hanno in
comune: sono due sepolti vivi, ma con ancora sogni nel cassetto (lei
danzare, lui fare l’esploratore, conquistare molte donne, il mondo).
Forse è proprio
l’attrazione degli opposti, ma con simili motivazioni: semplicità e
significato.
Lei è confusa, spersa.
Lui attonito, turbato. Quindi, in un certo senso alla pari.
Anna si racconta a ruota
libera. William, di poche parole, è di una semplicità quasi da “schiaffo
zen” (molto più zen del nuovo fidanzato della sua ex). Le sue osservazioni
puntano sempre al centro della questione e in questo suo moto è spontaneo
quanto Anna.
E’ proprio con una
semplice domanda (“se gli vuol bene perché allora viene qui? che cosa si
aspetta da me?”) che la mette di fronte al nodo del problema, così
direttamente da stordirla (mentre va a casa, alla stazione, sta male, ha
un mancamento), interrompendo il flusso inarrestabile di parole che
rischia di straripare.
La ragione (William)
contiene i sentimenti (Anna) ma ne è anche coinvolto (“questa porta semi
aperta sul mistero feminino è difficile da richiudere”).
I sentimenti (Anna) si
lasciano decifrare dalla ragione (William), così che diventa chiaro il da
farsi: ricominciare (parte verso il sud da cui è giunta) con
semplicità, riallacciandosi ai propri desideri (insegna danza).
Alla fine anche William
intraprende il suo Viaggio per conquistare la donna (i sentimenti), il
proprio mondo (i mobili così come l’abbigliamento, che rappresentano il
suo modo di essere, sono sempre gli stessi, ma la casa è più ampia e
luminosa e il collo della camicia slacciato, senza cravatta) : seppur
con un po’ di imbarazzo, ma sorridente, inizia a parlare, a raccontarsi. Si
scompone (accompagna il racconto con le mani), così da lasciarsi
andare (si avvicina, fuma –
fumo come relazione fra terra e
cielo),
da aprire la
porta chiusa.
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