Un
commento su
LA PASSIONE DI CRISTO
di Mel Gibson
Mel Gibson propone un
Cristo decisamente figlio dell’Uomo. Come cuore collegato ad ogni altra
parte dalla densità della carne. Perché è dalla comprensione profonda delle
“debolezze” che nasce la sofferenza e la lotta per la propria salvezza, che
tuttavia non risiede nella carne.
Il tormento nasce
nell’intimo, per la separazione sentita fra se e gli altri. Separazione che
va ad espandersi all’infinito quando non c’è difesa possibile. Libertà e
verità sono inaccettabili per il potere che si sente minacciato e minaccia,
direttamente o meno.
Se il sopruso sul diverso
è spesso norma sottaciuta, il sangue che scorre e si rapprende è
testimonianza che la porta alla luce e costringe a prenderne atto.
I sentimenti della gente,
in bene o in male, si mescolano alla passione di Cristo.
Dolore, rabbia,
rassegnazione, ipocrisia, paura, pena, coraggio, indifferenza, distacco, …
derisione della diversità, esorcismo alla propria.
E’ un film sulla
schizofrenia del Bene e Male che partorisce mostri, non tanto per la carne
che soccombe per miseria o fame, ma per la mente abbindolata dal potere, in
un modo o nell’altro.
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