The Woodsman – Il segreto di
Nicole Kassell
(per chi non l'avesse visto : questo commento può contenere elementi chiave e il finale del film)
Nonostante una certa
ingenuità e incompletezza, il film propone alcuni spunti interessanti (anche
se a volte contradditori) e mostra il contrasto-confronto fra i meccanismi
beceri delle persone “normali” e il comportamento contenuto di un soggetto
“non normale” (Walter) o uno naturale ma “fuori dai canoni” (Vickie).
La tematica è troppo
complessa e delicata - va a toccare zone d’ombra che i tabù, con
affastellate mistificazioni, non permettono nemmeno di distinguere,
riconoscere, accettare e rielaborare – per venire confezionata in una sorta
di spot di diversa atmosfera, con flash back e simbolismi quasi a se stanti.
Il personaggio, Walter,
resta incompiuto nella sua introversione come la riflessione introspettiva e
gli sfoghi rabbiosi, le cui motivazioni non risultano chiare.
Grandiosa, tuttavia,
l’espressione del viso in primo piano (nel primo incontro col terapista),
decisamente asimmetrico, con uno sguardo doppio che gli angoli della bocca
sottolineano. Un lato freddo, quasi cinico, contro l’altro di amara
consapevolezza, che mostrano la consistenza della lacerazione interiore.
Gli spunti interessanti:
Lo smascheramento dei
“normali”, non tanto per le cose evidenti e abituali : lo smacco e la
gelosia che spingono alla delazione (la segretaria) o il
moraleggiante pregiudizio che emargina, nell’inconsapevolezza delle proprie
mancanze (i colleghi poco rispettosi verso la donna-collega, la
prepotente invadenza del poliziotto). Ma per quei meccanismi di difesa
più sottili che testimoniano la paura dell’ombra-altro da se che a tutti i
costi, ognuno, vuole tenere ingabbiato fuori.
La “rimozione” dei
fratelli di Vickie dell’aver abusato di lei (“Si sentirebbero calunniati”
dice).
La “proiezione” da parte
del cognato di Walter delle proprie pulsioni, che il sogno che confessa
rivela, ma che rifiuta furiosamente scagliandole su Walter, il “malato”,
quando gli domanda – peraltro sollecitato dalle confidenze che gli vengono
fatte - se è mai attratto da sua figlia.
Lo scandalizzarsi
generalizzato rassicurante .. che sposta l’attenzione dalla propria “ombra”
a quella altrui. Anche di Walter (per i fratelli di Vickie che si sono
approfittati di lei, per il non scandalizzarsi di lei per cui l’aggredisce
“Oppure ti eccita questa roba?”) che con “Io non sono così” o “Mai
fatta violenza, mai” definisce un distinguo fra violenza fisica e
psicologica.
Ma soprattutto singolare
l’affermazione di Vickie : “le piante godono quando le guardi e gli
tocchi le foglie”, mitigata da quella di Robin: “gli uccelli amano
essere guardati”. Vale a dire che il contatto è fonte di piacere
necessario alla crescita, ma per essere toccati (più intimamente) sono
necessarie solide radici.
Ciò che accomuna Vickie a
Robin, e che attrae (Walter), è la spontaneità, la comunicazione diretta, il
giocare (ovvero l’innocenza).. l’aver conservato intatta un’anima “bambina”,
cioè incontaminata, che riesce a
mantenere uno sguardo libero da pregiudizi, che permettere di scorgere che
nell’altro “c’è qualcosa di buono” (Walter, nonostante l’abituale
ritrosia, mostra una delicatezza e sensibilità genuine nell’accostarsi e
comunicare, che è difficile attribuire a secondi fini. Se non per il fatto
che si sa il suo “segreto”).
Tuttavia il tema del film
resta abbozzato e scombinato, con una “redenzione” finale, per quanto in
germe, alquanto improbabile nella sua immediatezza. Considerando, oltre alla
confusione soggettiva di Walter su cosa sia o meno “normale”, l’incapacità a
prendere una posizione che non sia quella dell’osservatore inerte (l’annotazione-cronaca
“sportiva” del “caramellaio”).
E’ vero che l’incontro
con Robin e lo sfogo-confidenza inaspettato della ragazzina suggerisce uno
stato di imbarazzo, forse catartico, rispetto alle proprie pulsioni, poiché
rivela una verità fino allora “non vista”: che l’acquiescenza (“Se un
bambino va a fare un giro in macchina è perché vuole fare un giro in
macchina” .. Appunto, un giro in macchina) non è sinonimo di piacere e
scelta, anzi. Incongruente, tra l’altro, il ripensamento della ragazzina
prima e il suo abbraccio poi ... a significare cosa?
La “rivelazione” può
essere indubbiamente folgorante, ma è solo una porta che apre alla catarsi
attraverso graduali demistificazioni. E infatti muove altro: l’aggressione
al “caramellaio”, il più mostro di lui. Rabbia verso di se, proiettata fuori
(il volto del “caramellaio” sotto la sfilza di pugni ha per un attimo le
sembianze di Walter). Che peraltro gli fa meritare una sorta di
“assoluzione” da parte del poliziotto
L
Così che, alla fin fine,
sembra più un film sulla violenza inaccettabile e quella “giustificata” con
tutte le mistificazioni annesse.
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