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Funzioni e Arcani

 

Normale si considera, in genere, una persona  che rispecchia i canoni  e le regole della mentalità corrente. Anche buono e cattivo, migliore e peggiore, e ogni altra coppia di opposti, vengono misurati con questi parametri.

Cioè il tutto viene rapportato alla (regola della) società a cui si appartiene, che diventa principio, modello, norma a cui conformarsi.

In tal senso il  termine adattamento è visto come un segno di maturità e solo qualche volta di sottomissione pavida, mentre il suo contrario - disadattato, disadattamento - ha sempre una connotazione negativa.

Ma tutto questo è improprio.

 

Norma deriva dal latino, originariamente “squadra geometrica a L”. Che forma un angolo retto (dal lat. reptus, participio passato di regere cioè reggere, sostenere, guidare) perpendicolare alla propria base (dal greco basis originariamente andatura).

Il principio dell’essere umano non è la società, bensì la sua natura.

 

Adattarsi significa rendersi adatto (ad, preposizione di movimento verso o da,  aptus  attaccato, congiunto,)  a .. qualcosa che si ritiene valido. E’ una ginnastica attiva per svuotare le tasche dalle cianfrusaglie.

E cosa può esserci di più valido di ciò che si è?

Solo se do a me stesso questo valore, saprò riconoscerlo all’altro. Solo se io sono il mio principio comprenderò che l’altro è il principio di se stesso e lo rispetterò. E il gruppo di cui mi sentirò parte non sarà un insieme casuale omologante.

 

Quindi sarò “normale e buono” se mi ri-approprierò di quello che sono, adattando ogni parte di me alle altre parti di me per funzionare propriamente e pienamente.

Sarò “peggiore” se forzerò la mia natura distorcendola e alterandola o invalidandola.

“Migliore” man mano che mi avvicinerò a essere totale.

E poi, applicherò tutto questo all’altro e metteremo in comune quello che ognuno è, nel rispetto reciproco. E poiché avrò accettato e adattato fra loro le mie contraddizioni, saprò fare altrettanto con l’altro.

Non si tratta di cambiare, ma di essere intero. Ritornare all’integrità (il Matto) da cui tutto è iniziato.

Questo ritorno, che proietta verso il futuro (il Mondo), è confuso nella memoria, deformato da un’educazione che conduce al gruppo sociale e non a se stessi. Spesso richiede il coraggio di guardare al censurato, esiliato, negato e quindi ancora sconosciuto che si nasconde in noi perché disapprovato e emarginato.  Dunque, peggiorato poiché represso.

 

E, allora, mettiamoci in viaggio per ritrovarla.

 

Tentiamo ora di descrivere funzione per funzione, nel loro nascere spontaneo (dal 1 al 6) e rielaborate dalla consapevolezza (dal 7 al 12).  [Per approfondire l'argomento cliccare sulle immagini.]

Il percorso è infinito poiché, man mano che si procede, vengono perfezionate.

I successivi arcani (dal 13 al 21 e lo 0), in un certo senso, rappresentano le prove che testeranno la “maturità” o meno delle diverse funzioni, mettendo a fuoco l’eventuale conflitto in atto.

 

Per meglio comprenderle può essere d’aiuto osservare un bambino. L’essere ancora non contaminato dalle regole sociali, in cui le funzioni agiscono naturalmente.  Nulla viene fatto a caso, ma ad istinto che andrebbe educato e non represso.  

La trattazione che segue è virtuale - come la separazione fra le funzioni che sono, invece, strettamente correlate fra di loro – perché scorre senza intoppi, lasciando quindi le funzioni “integre”.

Inizialmente ogni funzione attraversa una naturale fase di sperimentazione, che dovrebbe servire a ben padroneggiarla per usarla propriamente. Ma non sempre riesce e questo crea fraintendimenti interiori su cui si procede impropriamente.   

 

Partiamo da un bisogno primario legato alla sopravvivenza: la fame.

 

Il desiderio di cibo spinge il bambino ad attaccarsi a qualsiasi cosa fino a che non trovi una fonte di nutrimento. Istintivamente egli riconosce il seno e quando ha fame si orienta verso questo. Sente che è “buono”.

Il desiderio (Mago) mette in movimento, in azione verso la cosa desiderata (Papessa), fornisce l’impulso ad agire.

Ma bisogna saper riconoscere la cosa desiderata per collegarla (Imperatrice) all’impulso-spinta e poterla raggiungere. Altrimenti il movimento sarà fine a se stesso e senza sosta perché insoddisfatto. 

Il bambino affamato (che sente la sua fame) cerca il seno e se non lo trova si attaccherà al biberon. Comunque la sua fame sarà soddisfatta.

Ma se quello che desidera è il conforto del calore del corpo, non può venire sostituito dal biberon e questo non lo placherà, perché continuerà a sentirne la mancanza e quindi il desiderio.

 

collegare, conoscere, comunicare

L’attenzione del bambino è attratta da quello che gli interessa e scarta, istintivamente, tutto quello che non gli serve. Difficilmente si riesce a fargli fare qualcosa di cui non gli importa o non è nella sua natura. Si lascia distrarre quanto serve a procedere. Ma se ha fame ha fame!

Scopre che può afferrare ciò che vuole, che può gattonare verso la cosa desiderata. Vuole conoscere e impara a comunicare il suo bisogno.

Il bambino agisce, sente e si orienta istintivamente.  Il suo obiettivo è vivere. Si adatta per vivere in modo naturale. L’innaturale gli è sconosciuto. L’azione impropria è una distorsione per sopravvivere.

 4. Imperatore 

radicarsi

padroneggiare

Accoglie e miscela tutto per percepire se stesso e il mondo circostante, per radicarsi.  Sa cosa vuole e perché. Si radica nella realtà per raggiungerlo. Vuole quello perché gli piace. Gli piace perché lo fa star bene o conforta. E, quindi, agisce per ottenerlo eliminando tutto il superfluo che ne ostacola il raggiungimento. O al contrario non vuole quella cosa perché non gli piace, perché lo fa star male, e si difende rifiutandola. 

Il radicamento nella realtà oggettiva avviene con l’esperienza fattiva. In quella soggettiva poggia sui sentimenti, da cui sulla famiglia come primo fattore oggettivo che lo accoglie e accetta, che lo nutre e che può-vuole avere.

E’ la ricerca del nutrimento vitale ed emotivo per sentirsi appartenente al mondo in cui è inserito, per radicarsi nell’ “humus”, cioè nel  terreno oggettivo che interagisce e influisce su quello soggettivo. 

Si prepara a muoversi, a camminare. Prima addestra gli arti al movimento, poi poggia sulle gambe per provarne forza e resistenza, quindi  si esercita facendosi aiutare e unicamente quando è sicuro di sé cammina da solo. E da solo vuole farlo.

Non ha fretta, si prende il tempo che gli serve, prova e riprova. Quando ottiene un risultato lo mantiene (protegge) e lo ripete più volte per padroneggiare la tecnica.  Getta le fondamenta su/da cui poi procedere.

 

 

Poiché ciò che ha fatto è “buono” vuole mostrarlo. Manifesta tutte le capacità che ha. Esprime quello che sente. Insegna ai più inesperti quello che sa fare e li incoraggia.

Si mette in gioco, sperimentando la propria capacità creativa.  

Mostra ciò che è, si esprime in verità, spontaneamente e senza altra intenzione se non manifestare ciò che sente, interiore o esteriore che sia. Vuole esprimersi liberamente ma vuole anche essere approvato. Questo  lo mette a confronto con l’altro, da cui aspetta un riconoscimento, cosa che incrina l’unilateralità dell’ego, introducendo l’alterità.

L’Altro in senso lato: la molteplicità interiore dell’essere e quella esteriore, della realtà oggettiva che comprende anche gli altri esseri.

 

 6. Amanti 

riflettere

(volgersi dentro,

prendersi cura)

  distinguere

separare, analizzare

 

L’incontro con la realtà oggettiva gli insegna cosa va bene, ovvero lo lascia incolume, e cosa no. Può cadere, venire bloccato o spintonato, trovare ostacoli e pericoli. La sua attenzione comincia a spostarsi da se anche ”a fuori di se” e impara a intuire cosa è bene e cosa no.

Confrontarsi con la realtà lo mette in crisi e lo porta a rivedere le sue capacità adattandole ad essa per salvaguardarsi, cercando una soluzione fra ciò che vuole e ciò che può.

In un certo senso separa (io/tu, bene/male, buono/cattivo, ..) per distinguere, per comprendere i rapporti che intercorrono (causa e effetto), cosa ammala o guarisce, al fine di soddisfare realmente il bisogno. Impara a “criticare”, cioè giudicare. Analizza, perfeziona, semplifica.

Il pensiero è essenziale: voglio quello perché mi piace. So cosa e come mi può far bene e male. Scelgo come ottenerlo per non stare male.

 

E’ stato impulsivo (Mago), possessivo (Papessa), superficiale (Imperatrice). Inconsapevole della separazione fra se e l’Altro.

Prepotente (Imperatore), egocentrico (Papa), unilaterale (Amanti). Alla scoperta dell’IO.

Cioè un bambino normale che afferma se stesso a se stesso, protetto dalle difese naturali utili a svolgere il proprio “compito”.

 

 entrare in relazione

impulso verso

 

Ora è pronto per affermarsi in rapporto all’Altro, perché per andare verso le cose che vuole deve farci i conti. Entrare in relazione significa valutare le proprie motivazioni e quelle dell’altro, cercando un equilibrio fra le opposizioni per superare i conflitti.  Fino a che non trova una giusta misura per entrambi, gli sbilanciamenti saranno inevitabili. Fra impulsività e riflessione, accondiscendenza ribellione, egocentrismo altruismo, ..   

Ormai non si muove più solo sull’istinto, sa cosa e come per quanto lo riguarda da vicino, ma per andare avanti deve impararlo. E’ la scoperta del mondo che sta oltre il proprio (la propria casa-città-nazione, .. mentalità-usi e costumi).  Si conduce fuori da se, si educa. Parte da sé e si addestra a padroneggiarsi, in relazione all’Altro con cui trovare un’armonia o .. una tregua. Deve imparare a orientarsi consapevolmente.

trasformare

dare profondità 

al sentire

La capacità di relazione si basa sul sentire, che viene penetrato (cioè “assaggiato e valutato”), prima di decidere se andare o no in profondità, cioè aprirsi completamente.

Se vuole provare quello che sente, sa che deve introdursi nella realtà dell’Altro e lasciarlo entrare nella sua. Quindi abbassare le difese e essere disposto a rimodellarsi.  

Si identifica coi compagni, col gruppo dei suoi simili, a cui si unisce per fronteggiare e opporsi a chi si contrappone. Accetta le regole del gruppo che fa sue. Diventa solidale.

Questo è un modo di testare le forze, gli obiettivi, per metterli a punto e trasformarli se necessario, per scoprire se è possibile e come e con chi superare le difficoltà.

comprendere

ampliare i collegamenti

  trasmettere

Affidarsi all’altro, e viceversa, è una nuova esperienza che stimola a scoprire nuovi punti di vista, invita a conoscerli.

Vuole comprendere, imparare, sapere quello che ancora gli è sconosciuto per trovare nuovi collegamenti, tutte le risposte. Vuole espandere la conoscenza, crescere, andare lontano e ancora più lontano per scoprirsi diverso, per impararsi come si vorrebbe. Sperimenta le possibilità, supera i limiti del proprio mondo per comprendere quello dell’Altro.  

Tutto questo lo arricchisce, lo rende fiducioso, soddisfatto di se. Vuole raccontare all’Altro lo stupore delle sue scoperte e socializzarle. Trasmettere ciò che sa, pensa e in cui crede. La propria visione del mondo.

 10. Ruota del Destino 

strutturare

costruire sulle radici

La conoscenza di se e del mondo, di come funzionano le cose, porta a definire quale struttura (orientamento professionale o ruolo sociale) vuole darsi e ad accettarne la responsabilità.

Man mano che cresce impara a comprendere che i risultati (voti o giudizi che siano) dipendono dal suo sforzo, anche se con classificazioni che possono o no soddisfarlo perché giuste o meno.

Impara a far fronte ai suoi doveri e anche a conoscere i suoi diritti, che può e deve difendere. Su questa base diventa possibile operare per la propria piena realizzazione, passo a passo, sforzo su sforzo, per far maturare le cose e vederne i risultati, accettando con tranquillità le flessioni del tempo (o destino).

Prende posizioni che rivelano con chi-cosa si identifica e quanto e come si è distaccato dai modelli sociali.

 

proiettare 

mostrare in prospettiva

 condividere

Progetta se stesso, rappresentandosi e immaginandosi in un’ottica prospettica e collettiva. E scarta tutto quello che non gli corrisponde, anche se questo significa abbandonare completamente parte o tutto ciò che ha costruito (era). Sceglie con chi e cosa condividere per proiettarsi verso il futuro. Gli amici e gli ideali con cui si sente affine mostrano il suo orientamento di base, che può anche svilupparsi successivamente con modalità talmente diverse da sembrare altro.

 

E’ ogni periodo inquieto che anticipa un rinnovamento. Con atteggiamenti estremi, spesso contrastanti, e incomprensibili. Con cambiamenti repentini e inaspettati, perché ancora cerca approvazione e la disapprovazione lo mette in crisi, costringendolo ad altri rivoluzionamenti.

E’ la ricerca impaziente della propria individualità e originalità, che porti si fuori dal gregge ma da condividere coi compagni per affinità.  E’ l’elaborazione individuale della propria Legge e Libertà.

 12. Appeso 

sacrificare rendere sacro

cioè fare con cura

  sintetizzare

riunire

Gli ideali si trasformano in idealismo e li  vuole concretizzare. Si impegna con cura per questo.

Si mette in gioco per ciò in cui crede, perché per lui è sacro.

Sogna, nel senso di credere fino in fondo, anche se comincia a capire la necessità di sacrificare illusioni e modelli inutili, eliminando il superfluo  per l’essenziale. E’ una trasformazione che amplifica il sentire.

Cosa va bene e cosa no, non è più determinato solo da cosa lo lascia incolume ora, bensì da cosa lo lascerà essere ciò che è, anche se per questo deve rinunciare a qualcosa. Ciò che lo fa star bene o male, ciò che è buono o no, non riguarda più solo lui ma anche l’Altro, da cui si era distaccato per riuscire a distinguere con chiarezza e a cui, dopo essersi e averlo analizzato criticamente, può riunirsi per mettere in comune quello che è.

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