I tarocchi     Cosa sono     Dell'Interpretazione     Le Stanze Arcane     Gli Opposti     La Stanza Giochi

 

Funzioni e Arcani

 

FUNZIONI

Impulso

Sentire

Collegare

Orientarsi

Radicarsi

Manifestare

Curare

 

ARGOMENTI

Comunità

Difese

Educare

Origini

Pensiero

Primordiale

Relazione

Sesso

Verbo

 

Origini

 

Le proprie origini, per quanto determinate dai genitori, sono l’humus soggettivo che amalgama in base alla propria norma le caratteristiche ereditate, che risalgono all’infinito fino ai primordiali capostipiti della razza umana.

 

I bambini non sono proiezioni, protuberanze o appendici, per quanto possano rappresentare anche la “incarnazione” di un rapporto.

La loro singolarità esige rispetto.

Rispettare, dal lat. re movimento inverso - spectare prestare attenzione, guardare. Cioè guardare all’altro con attenzione, con ri-guardo, smettendo di fare riferimento a se stessi per riferirsi a quello che l’altro è.

Questo è l’imperare del quarto arcano: iniziare a preparare.  Il terreno appunto.

 

Se l’esperienza e la forza dell’imperatore (di chi detiene il potere) proteggono, rassicurano, senza pretendere, cioè nel rispetto, il bambino ricambierà con pari rispetto. L’imperatore diventerà un esempio da ammirare, un modello-struttura a cui fare riferimento. E sebbene, inizialmente, si possa tendere a imitarlo, per eguagliarlo, quello che in realtà viene assimilato è il rispetto.

Il rispetto del potere (essere ciò che si è). Che va di pari passo con la responsabilità.

 

Chi tende a prevaricare userà queste parole, rispetto e responsabilità, con ipocrisia. Ed è l’ipocrisia che verrà assimilata. Lasciando un’impronta distruttiva che spinge a un’imitazione o una ribellione coatte, e che spesso producono una replica di ciò che si subisce.  Cioè, ora subisco perché non posso fare altrimenti, ma quando potrò ributterò questa violenza contro chi ne è responsabile o una sua rappresentazione o, generalizzando, “chiunque mi sarà contro”.  Aderendo all’ipocrisia, mi  rifarò su chi è più debole.

Sono meccanismi molto sottili, difficili da stanare e vedere in se con lucidità.

 

Il senso di colpa nasce da questo.

Non tanto dalla disapprovazione dell’altro per una non aderenza alle regole (=non vado bene perché non sono come mi vuole. Quindi non sono “buono”).

Nemmeno dal non ammirare chi  fa “patire” la mancanza di un modello costruttivo. Tradotto spesso con mancanza di riconoscenza verso chi ha cura di te (= non sono come lui, cioè non sono buono e nemmeno riconoscente del fatto che cerca di rendermi buono. Dunque sono “pessimo”, cioè anormale).

 

Ma dalla sensazione di essere “impuro”. Che si origina, in realtà, dal non accettare ciò che si è, contraffacendosi. E resta in vita, il senso di colpa, sino a che non si comprende questo malinteso.

   

La responsabilità di un “modello”, cioè di chi ha maggior potere, è immensa.

Perché se questi è meschino,  come potrà pensare chi dipende e ha meno potere di lui di non esserlo?  Come potrà uscire dalle proprie “meschinità” se non c’è qualcuno che dimostra che è possibile?

Questo non richiede, a volte, che il coraggio di ammettere con umiltà la propria mancanza o debolezza, di chiedere scusa e saper tornare indietro sui propri passi. Di perdonare.

 

Il nuovo, neos in greco giovane, deve strutturarsi.

Il solido, gheros in greco che vuol dire anche vecchio, antico, è strutturato.

La struttura, che ha la solidità della saggezza, basata sull’esperienza “saggiata”, è la buona base da cui il nuovo può partire verso la propria ricerca.   Al di là delle naturali divergenze.

In questo senso la Gerarchia avrebbe alla base colui con più esperienza, che serve da scalino a quello che ne ha meno e così via. Fino all’ultimo, il nuovo che arricchirà e rinnoverà con la sua esperienza in divenire tutta la struttura.

 

Se il nuovo, o il meno esperto, sbaglia il più esperto darà per-dono la propria esperienza per sostenerlo, poiché l’errore è di per sé un castigo. Naturalmente il nuovo dovrà rimediare all’errore, apprendendo ciò che ha trascurato.

E se sarà il più esperto a sbagliare, per-dono riceverà dall’altro una nuova consapevolezza che lo renderà ancora più saggio, consentendogli di ricucire una smagliatura trascurata.

 

Questa è la tradizione da rispettare, la consegna da trasmettere.

Per non trasformare gli Archetipi in immaginette.

Per non dare per morto un sano sovvertimento, prima ancora che sia morto, cioè stabilizzato in una nuova struttura da superare,  condannando la struttura esistente a una senilità apoplettica.

Si tratta di identificare l’errore sistematico di ogni trasformazione: prima c’è il tentativo della vecchia struttura di mantenere lo status quo per non morire, poi quello della nuova che è subentrata di consolidarsi .. a vita. Cioè ripetere quello che è stato criticato e impedito alla precedente. Mantenendo le fratture fra i diversi insiemi che creano la struttura complessiva.

Soggettivamente: le diverse funzioni. Oggettivamente : la comunità.

 

Una struttura vitale e libera, sa per esperienza o intuito, che tutto è in divenire. Persino la morte avvia processi di rigenerazione. Quindi ciò che è consolidato deve servire come base stabile  a un progetto innovativo che espanderà e rinnoverà tutto. Perché anche se sorpassa la base, non l’annienta, altrimenti il progetto stesso ne risentirebbe, poiché le sue radici affondano nell’esperienza precedente.  

 

Il guaio delle “radici” e delle “strutture” è che tendono ad abbarbicarsi per non venire spodestate .. non del potere di se su se, ma sull’altro. Il che significa che stanno trascurando il proprio potere.

Ma esistono anche individui ben radicati in se stessi, che svelano il mistero del “è possibile andare oltre”. Persone che si ammirano. Che operano da “guida” oltre i confini che imprigionano, oltre l’impronta fossilizzante, per aprire la strada a una vera ricerca e strutturazione di sé.

 

Ammirare, non invidiare.

Si ammira il potere di essere. Si invidia il potere sugli altri.

Quando si ammira qualcuno significa che si “ri-conosce” in lui qualcosa di sé, anche se “dorme”.

Che va risvegliato, perché non è più possibile rinnegarlo, salvo mortificandosi.

Non importa se non sarò in grado di uguagliarlo, se non nell’alzarmi a ciò che sono. Ricongiungersi al se primordiale.

 

La domanda è : su cosa strutturare, sull’ammirazione o sull’invidia?

Essere una struttura che protegge, sostiene, si cura o un potere improprio che prevarica?

 

Bisognerà fare i conti con la risposta che si sceglie. Con il risultato che ne conseguirà.

Perché se non permetto all’altro il rispetto e la responsabilità di sé, cioè di essere libero, non potrò lamentarmi se sarà un eterno adolescente che attende e pretende di essere accudito dalla “mamma” .. e non mi lascia libero. Altrettanto se non ho verso me stesso rispetto e responsabilità, non potrò poi “lamentarmi della mamma” .. che non mi lascia libero.

 

Da qui il Dovere di preparare a manifestare ciò che è.

La preparazione ad avere ciò che è.

E quindi la responsabilità di educare ciò che è.

HOME    .    I Tarocchi    .    Astropatie    .    Simbolismo e Film    .    Home Temperamentum    .    Tavola Argomenti

Licenza Creative Commons  Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons