La GIUSTIZIA distingue bilanciando, cioè considerando l’integrità dell’essere.
E’ rivelazione.
L’uno si è “alzato”, ha accettato la frattura al suo interno pacificandola.
Si è riconosciuto anche due. E assimila l’altro, il due, come uno.
Consapevole della propria duplicità non può non accogliere quella dell’altro, quello con cui confina, e insieme andare oltre.
E’ temperanza degli
opposti.
Libertà dall’egoismo, proprio e altrui.
La forza dell’essere universale.
Il coraggio di essere diversi o, anche, normali senza che questo significhi essere mediocri.
E’ la consapevolezza della differenza come non differenza (imparzialità), come introduzione di un elemento diverso che proietta verso un ordine più armonico, l’antidoto all’individualismo indifferenziato, cioè indifferente a tutto perché turbato da tutto.
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